L'autoefficacia

Solitamente noi siamo propensi a realizzare azioni che ci diano un senso di soddisfazione e di valore personale, mentre tendiamo ad evitare di compiere atti che violino i nostri standard o ideali di comportamento e che possano, quindi, causare insoddisfazione e biasimo di noi stessi. Tali scelte possono essere determinate dal senso di autoefficacia che percepiamo in merito a ciò che ci apprestiamo o meno a compiere. Il concetto di autoefficacia è stato definito da Albert Bandura come la “convinzione nelle proprie capacità di organizzare e realizzare il corso di azioni necessario a gestire adeguatamente le situazioni che incontreremo in modo da raggiungere i risultati prefissati”.

 

Le convinzioni di efficacia si basano su quattro elementi principali:

1. Le esperienze personali, ovvero la memoria delle situazioni passate affrontate con maggiore o minore esito positivo. Esperienze in cui abbiamo sperimentato una buona padronanza personale consolidano le aspettative future, mentre esperienze negative producono l’effetto opposto. Le esperienze personali, dunque, rappresentano la maggior fonte di acquisizione di un buon senso di autoefficacia, in particolare se hanno richiesto perseveranza e impegno nel superamento degli ostacoli che si sono presentati.

2. Le esperienze vicarie, determinate dall’osservazione e dal confronto con gli altri. Vedere persone simili a noi che raggiungono i loro obiettivi attraverso l’impegno e l’azione personale incrementa in noi la convinzione di possedere quelle stesse capacità. Similmente, vedere persone che falliscono, nonostante l’impegno, indebolisce il nostro senso di efficacia.

3. La persuasione verbale e, in generale, l’influenza sociale. Esse possono suscitare e costituire la nostra convinzione di essere in possesso di ciò che occorre per riuscire. Tuttavia, in quanto frutto di riflessioni e aspettative astratte, il senso di autoefficacia che ne deriva è meno forte di quello che riusciamo a creare attraverso l’esperienza pratica.

4. Gli stati fisiologici ed emotivi, in base ai quali noi valutiamo la nostra forza o fragilità e la nostra capacità di reagire ai problemi. È da sottolineare che è il modo in cui le reazioni emotive e fisiche vengono percepite e, soprattutto, interpretate che può influire sul nostro senso di efficacia e non l’intensità in sé. Per esempio, le persone che hanno un buon senso di efficacia considerano il proprio stato di attivazione fisico ed emotivo come qualcosa che facilita l’azione, dando energia; tale attivazione sarà, in questo caso, considerata una risorsa sulla quale poter fare affidamento per l’ottenimento del risultato desiderato. Persone che, invece, sono sfiduciate possono vivere lo stato di attivazione fisico-emotivo come pericoloso e debilitante, ovvero come presagio di un basso rendimento e di un cattivo risultato. Tale attivazione sarà, in questo caso, interpretata come un impedimento, contribuendo alla visione pessimistica della persona sulla buona riuscita dell’azione che vorrebbe realizzare.

 

Le convinzioni di efficacia agiscono sul funzionamento di quattro aree principali:

1. I processi cognitivi, ovvero quei processi che permettono di porci degli obiettivi e di ideare le linee d’azione e gli strumenti più efficaci per raggiungerli. Coloro che possiedono un alto senso di autoefficacia visualizzano mentalmente con più facilità immagini in cui si vedono vincenti e queste rappresentazioni forniscono una guida e un sostegno per le azioni che le persone andranno a mettere in opera. Viceversa, coloro che hanno un basso livello di autoefficacia si trovano ad essere in preda a dubbi su se stessi, non riuscendo, di conseguenza, a delineare nella loro mente una rappresentazione delle azioni da svolgere altrettanto chiara e dettagliata, nonché del possibile esito.

2. L’autoregolazione delle motivazioni. Questo è il processo che determina il tipo di scenari che ipotizziamo, le aspettative che ci creiamo in merito al compito da svolgere e la definizione cognitiva, più o meno concreta e dettagliata, che tale compito avrà ai nostri occhi. L’autoregolazione delle motivazioni si esprime anche attraverso l’influenza esercitata sul nostro modo di attribuire la causa delle azioni compiute e da compiere e degli obiettivi più o meno raggiunti: come nostra diretta responsabilità o come frutto del caso, del destino, dell’azione degli altri.

3. I processi di scelta. Le persone sono anche il prodotto dell’ambiente in cui vivono. Le convinzioni di efficacia possono influenzare le attività che si intraprendono e i contesti ambientali in cui si sceglie di accedere. Le persone evitano gli ambienti che considerano al di là delle proprie capacità e prediligono le attività e gli ambienti che ritengono stimolanti.

4. I processi affettivi. Quanto più elevato è il senso di efficacia di sé, tanto più le persone sono vigorose nell’affrontare situazioni problematiche stressanti e tanto maggiore è il loro successo nel modificarle. Un basso livello di autoefficacia può alimentare ansia e depressione. L’umore e l’autoefficacia si alimentano reciprocamente in modo bidirezionale.

 

Autoefficacia, disagio e soluzione

Il senso di autoefficacia può avere un effetto anche consistente nell’instaurarsi e nel mantenimento di diverse forme di disagio psicologico. Il sentirsi poco abili nel fronteggiare certe situazioni, il non ritenersi in grado di controllare certe sensazioni, essere convinti di non poter padroneggiare e gestire la propria vita, contribuisce a far si che le persone vivano la loro quotidianità con difficoltà, se non addirittura con una sorta di rassegnazione a un sicuro fallimento.

Di conseguenza, il più grande vantaggio che si possa trarre da un sostegno o da un trattamento psicologico non è solo il rimedio specifico per un problema particolare, piuttosto l’individuazione degli strumenti personali necessari ad affrontare efficacemente qualunque situazione si possa incontrare.

Nella misura in cui un intervento psicologico dispone le persone a influire sugli eventi importanti della loro vita, esso fa si che si creino le basi affinché queste sperimentino un processo di cambiamento continuo e autoregolato. Questo risultato si ottiene trasmettendo conoscenze, competenze e una salda convinzione della capacità personale di esercitare un certo controllo sulla qualità e il corso della loro vita. Un funzionamento personale efficace richiede di ritrovare o di sviluppare ex novo i mezzi per controllare le convinzioni autodebilitanti, la sofferenza emozionale e le tendenze di comportamento che danneggiano le relazioni con se stessi e con gli altri.

 

Per approfondire

Bandura, A. (1986). Social foundations of thought and action: a social cognitive theory. New Jork: Prentice-Hall.

Bandura, A. (1997). Self-efficacy: the exercise of control. New Jork: W. F. Freeman and Company.

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